SURLY BIKES
e la folle storia di un impero di creativi

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SURLY BIKES
e la folle storia di un impero di creativi

“We make serious steel bikes for people who don’t take themselves too seriously”.

Facciamo bici in acciaio serie per persone che non si prendono troppo sul serio.

Nel tempo molti hanno provato a definire Surly Bikes, fallendo miseramente. Contrariamente all’opinione pubblica, i “loschi figuri” dietro al marchio non sono degli squilibrati ossessionati dai clown e aspiranti killer e nemmeno degli ubriaconi che vivono nei boschi dietro il quartier generale del brand. Gli stessi si definiscono un lotto di umanoidi e caratteri diversificati, uniti da un unico interesse e un’unica passione, il fatto di essere dei nerd della bicicletta.

Correva l’anno 1998 e in Minnesota nasceva il primo nucleo di quello che oggi è considerato l’impero Surly, termine che significa letteralmente “arcigno, scontroso, burbero” in inglese. Muovendo i primi passi nel meraviglioso mondo delle biciclette, nel catalogo di quell’anno il team diretto da Wakeman “Wakie” Massie presentava il primo prodotto di una lunga serie, il telaio della 1×1, e definendola una MTB singlespeed puoi intuire perché quelli di Surly sono dei pazzi furiosi. Tanto semplice quanto rivoluzionaria, la singlespeed da 26” da subito presentava una delle caratteristiche che Surly ha trasmesso, nel tempo, a quasi tutti i suoi modelli, il passagio ruota precursore del sistema FFF (Fatties Fit Fine), per permettere di montare coperture fino a una 2,75”. Era un primo passo nella storia delle bici da viaggio e d’avventura, passo che si è trasformato in breve tempo in corsa sfrenata difficile da avvicinare, figuriamoci superare.

Dopo quel primo folle esperimento della 1×1 venne il tempo delle prime bici complete, delle – respira lungo prima di leggere questo attributo – urban / commuting / light touring chiamate Cross-Check e ancora vivissime nei negozi di tutto il mondo. “Non c’è una bici che possa fare tutto – dicevano agli albori del 2000 in casa Surly – ma la Cross-Check ci arriva maledettamente vicino”. Una masticatrice di ghiaia prima che il gravel esistesse… alcuni ci hanno addirittura corso delle gare di ciclocross! Da quel primo modello, i pedalatori del globo hanno personalizzato la Cross-Check nei modi più disparati per soddisfare il proprio stile di guida e le proprie preferenze di viaggio.

Giungiamo al biennio 2002-2003, quando il team di Surly sforna la propria MTB a telaio rigido Karate Monkey, resiliente e vivace su ogni tipo di terreno tosto. Dalle geometrie versatili, da Surly ci informano che può essere allestita in ben 487 differenti configurazioni e stupire in ognuna di queste. Progettata come una 29er, può dare il meglio anche in assetto 27.5+. Inoltre, grazie al tubo sella ricurvo, facendo spazio alla ruota posteriore che rimane incassata sotto alla sella, si riusce a ottenere un carro da 426 mm, estremamente corto e compatto, un valore che ancora adesso può essere eguagliato da pochi telai. Questo si traduce in una maneggevolezza estrema e una guidabilità che non aveva paragoni al tempo e che rimane un riferimento anche oggi. La camaleontica KM può essere all’occorrenza MTB con manubrio Jones, trail bike con forcella ammortizzata, singlespeed per il commuting di un certo livello, una MTB dropbar con un Woodchipper di Salsa… fa tutto, ma non il caffè.

Facciamo un salto a 10 anni dopo, quando anziché la fine del mondo prevista dai Maya sbarca sul mercato la bestia da esplorazione versatile dedita al touring ma anche al commuting cittadino, Surly Ogre, sorella maggiore della 26er Troll. Capace di ospitare coperture belle cicciotte, 29 x 2,5” o 27,5 x 2,8” con parafanghi, Ogre (orco in inglese) si presta soprattutto all’offroad e punta a soddisfare gli spostamenti del tipo “take-the-long-way-home-and-find-some-beverages-along-the-way” (prendila-lunga-per-casa-e-fermati-a-bere-durante), essendo creata sulla falsariga del telaio della prima Karate Monkey col tubo sella ricurvo e il “triangolino” all’aggancio del canotto sella.

Sempre di sorelle maggiori si parla nel caso della Disc Trucker 700c, ancora una volta nata nel fruttuoso 2012 (e riconfermata sino ad oggi nei successivi anni) del modello Long Haul Trucker, la prima touring creata in casa Surly, con tutto ciò che un cicloviaggiatore possa desiderare su una long-distance bike, dall’anno scorso uscita di produzione. Nel modello nuovo, con freni a disco per permettere maggior controllo vista la capacità di carico che questo modello ha sempre dimostrato, i controlli bar-end lasciano il posto alle più moderne leve, presentando i sempre presenti fori per il montaggio di portapacchi per borse touring o bikepacking, un perno passante da 12mm per una sensazione di maggior rigidità e stabilità a piano carico. Tolleranza per coperture da 26” x 2,1” con o senza parafanghi oppure 700c x 47mm con o senza parafanghi.

Passa solo un anno da queste evoluzioni in ambito touring che si affaccia a catalogo la Krampus, prima 29+ di casa Surly, che ha il dono di cambiare il modo con cui i pedalatori affrontano il trail riding dimostrando quanto l’alto volume e il largo diametro delle coperture possano migliorare l’esperienza di guida su sentiero. Il tutto spezzando il mito delle ruote grasse che rendono lenti. Geometrie strabilianti: lungo tubo orizzontale e un carro piuttosto compatto, porta le abilità del trail rider al livello successivo. Semplicemente 29” x 3”, e non aggiungiamo altro.

Ormai il ritmo con cui Surly partorisce nuovi pargoli è incontrollabile. Nel 2014 vede la luce Straggler, definita dai produttori come “una Cross-Check coi freni a disco”, forse minimizzando un po’ questa bestia “nata sul gravel e cresciuta sull’asfalto”, come in molti amano chiamarla. Una day-tripper, una weekender, una bici da strada per strade bianche, una ciclocross senza pretese di corsa, una urbana utilitaria, una light-touring e una all-weather commuter. Se hai spazio per una sola bici nella tua vita, dovrebbe essere una Straggler. Prestandosi bene a setup di touring leggeri, permette di montare coperture 650b x 41mm o 700c x 41mm con parafanghi.

Chiudono la nostra rassegna di bici Surly per analizzarne l’evoluzione temporale e l’ampio spettro di azione la Midnight Special, la Bridge Club e la neonata Ghost Grappler.

La prima delle tre, Midnight Special, fa il suo dovere su strada e nel commuting anche un po’ più spinto, essendo catalogata tra le pavement bikes dell’azienda di Bloomington, con ruote da 650b x 60mm (oppure 700c x 42mm) per assorbire le vibrazioni di ogni buca stradale e permettendo una pedalata comoda, con freni a disco e perni passanti da 12mm.

La seconda, e cioè la Bridge Club, rientra a pieno titolo tra le All-road Touring bike, con un’accezione davvero inclusiva nelle destinazioni e nel multisuperficie. “Comoda per il ricalcolo del percorso tra i boschi” affermano quei geniacci di Surly, e hanno ragione: possibilità di essere assemblata con coperture da 700c e off-road da 27.5, abile e arruolata nel carico con portapacchi, cage, borse touring o bikepacking, freni a disco, veramente comoda e predisposta al viaggio anche fuoristrada.

E dopo un percorso che ci ha condotto dalla MTB singlespeed 1×1 alla Krampus passando per pavement bikes, trail aggressive e touring confortevoli, arriviamo alla neonata “acchiappafantasmi”, nota come Ghost Grappler, la touring dall’anima bikepacking cattivo che ricorda subito una Salsa ma che da questa si differenzia in alcune caratteristiche che la rendono unica e irripetibile. Pensata soprattutto per garantire una posizione comoda dell’impugnatura sul manubrio e dalle geometrie piuttosto sloping, è la MTB drop bar che conquisterà tutti gli amanti dell’off-road.

Abbiamo parlato di bici per introdurre Surly e la sua affascinante filosofia e storia di produzione, però una menzione va anche e soprattutto ai componenti che oggi si montano su molte bici, anche non Surly. Primo fra tutti il super diffuso manubrio Surly Moloko, capace di offrire tante prese e appoggi per rendere la pedalata veramente comoda e personalizzata. E poi cerchi di vari tipi, ruote come le Extraterrestrial, Big Fat Larry, Dirt Wizard, Bud e Knard, mozzi, portapacchi, corone, forcelle

Insomma, Surly è un universo a sé stante, con le sue pazze ma diffusissime idee, con la qualità, la durevolezza e la versatilità, un occhio sempre rivolto alla sostenibilità e all’ambiente, con caratteristiche sperimentate e portate avanti negli anni, come l’acciaio 4130 CroMoly brevettato, i fori distribuiti ovunque sui telai e sulle forcelle e una voglia matta di stupire e conquistare sempre più viaggiatori in tutto il mondo.

Viaggiatori diversi, con esigenze diverse, una varietà eterogenea di esseri umani che è difficile mettere sotto la stessa campagna marketing, e al tempo stesso mai un club elitario, dove ognuno è il benvenuto a entrare per il solo piacere di andare in bici, dove ognuno deve avere un requisito e uno soltanto per poter far parte della cricca: non deve prendersi sul serio.

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