MONTAÑAS VACIAS: bikepacking nella Lapponia Spagnola
Montañas Vacias è un percorso permanente che si sviluppa in Spagna, nelle regioni di Aragona e Castilla La Mancha, in una delle aree meno popolate d’Europa, la Serrania Celtiberica detta anche Lapponia Spagnola.
Bikepacking nelle Montañas Vacias
Il percorso ad anello di 680 km in prevalenza Off-Road (75%) e con 13000 m+ di dislivello abilmente tracciato e diviso in settori da Ernesto Pastor, ci da la possibilità di sfruttare l’itinerario nella sua totalità, ma anche di modularlo e personalizzarlo in base alla nostra preparazione fisica e al tempo a disposizione. La guida molto dettagliata del tracciato Montañas Vacias è scaricabile sul sito ufficiale del progetto, dove viene consigliato di affrontare questa avventura in bikepacking data l’alta percentuale di sterrato.
Questo tracciato, ideato per far scoprire una terra estremamente selvaggia, ha anche l’obiettivo di sensibilizzare sul fenomeno dello spopolamento sempre più crescente in quest’area cercando di dare impulso alle attività e uno stimolo in più alle persone che decidono di rimanere, di creare una meta per il turismo su due ruote e una community sempre più crescente di fruitori.
In alcune aree delle Montañas Vacias la densità di popolazione è meno di un abitante per chilometro quadrato, per cui dovremo essere pronti a gestire lunghe percorrenze in un ambiente desolato: talvolta infatti tra un centro abitato e un altro possiamo percorrere anche 80/100 km senza incontrare anima viva. Questo è senza dubbio uno degli aspetti più affascinanti di questo viaggio in Spagna, ma anche una delle difficoltà principali del percorso insieme al clima.
Note sull’itinerario
L’itinerario bikepacking si sviluppa tra i 1000 e i 2000 m di quota dove la temperatura subisce una notevole escursione termica: in estate si possono trovare dai 30 gradi di giorno fino ai 6 della notte, mentre in inverno possiamo arrivare a minime anche di -15° C. Un’altra variabile da tenere in considerazione quando si attraversano le Montañas Vacias è il dislivello: in una tappa da 70-80 km si percorreranno facilmente 1500-1800 m in salita e in prevalenza su sterrato.
Come organizzare il viaggio
Il tracciato ad anello, che inizia e finisce a Teruel, è adatto a bici gravel con gomme generose, adventure Bike o MTB; troverete infatti degli sterrati compatti e veloci da sogno, ma anche alcuni tratti un po’ smossi più adatti alle MTB da viaggio, quindi consigliamo di affrontare il percorso almeno con un copertone da 45 mm.
Per quanto riguarda la presenza di acqua lungo il tracciato: abbiamo percorso le Montañas Vacias tra la fine di Agosto e l’inizio di Settembre e abbiamo sempre trovato fontane o sorgenti, ma ci sentiamo comunque di consigliare di caricare almeno 2.5 l di acqua e, se sceglierete di effettuare il viaggio in estate, consigliamo di partire presto la mattina poiché dall’una alle quattro di pomeriggio sarà veramente difficile pedalare.
A livello logistico è molto facile arrivare a Teruel essendo collegata col treno sia con Valencia che con Saragozza, città entrambe dotate di aeroporto.
La Nostra Montana Vaciada
Abbiamo percorso 500 dei 680 chilometri della traccia dopo aver preso un volo da Bergamo a Saragoza il sabato all’alba. Dall’aeroporto un bus mi ha gentilmente caricato la bici ancora imballata fino alla stazione poi via in direzione di Teruel. Consiglio di montare la bici alla stazione ferroviaria poichè i treni Renfe MD portano tranquillamente la bici a bordo.
Da segnalare che a Checa dalla Terza Domenica del mese per tre giorni il Pueblo è in festa, invece a Zafrilla l’ultima Domenica di Agosto solitamente c’é la Corrida.
Le tappe del mio viaggio
Teruel – Albarracin 60 km 1170 m+
Dopo una notte a Teruel inizia la prima tappa di riscaldamento per testare l’assetto e la mia forma fisica. Terra rossa e formazioni disegnate dagli agenti atmosferici caratterizzano l’ambiente. Consiglio di non perdere la salita al Mirador de la Pena de la Cruz dove si ha una vista a 360°. All’arrivo ho deciso di recarmi al camping Ciudad de Albarracin prima di visitare la cittadina. Di fianco al campeggio è presente una piscina comunale convenzionata con bar dove riprendersi dalle fatiche della giornata con un tuffo e una birretta.
Albarracin – Refugio La Portera 50 km 1400 m+
Partenza da Albarracin presto al mattino – la salita è impegnativa ed esposta al sole – per cimentarsi nella prima asperità del giorno. Con una piccola deviazione ho fatto rifornimento di acqua e cibo a Torres de Albarracin. Paesaggi piacevoli, terra rossa, cielo blu. Suggerisco una sosta a Bronchales per birretta e gelato. Arrivo in salita, ma prima del refugio La Portera a 1740 m, è possibile uscire dalla traccia di 1 km e raggiungere il rifugio El Collado che è anche dotato di acqua. Nei pressi del Refugio de la Portera è presente una torretta di avvistamento volatili e fauna selvatica.
Refugio La Portera – Peralechos de las Truchas | 100 km 1880 m+
Si parte! La discesa dal rifugio è sempre fresca al mattino, ma si ha la possibilità di scorgere qualche capriolo nelle vicinanze. Sosta per colazione a Guadalaviar e per fare rifornimento di cibarie per la giornata. La tappa passa per la sorgente (El nacimiento) del fiume Tajo da dove si inizia a seguire per un lungo tratto il corso d’acqua. Punto le gomme verso la Checa e mi ritrovo nel bel mezzo della festa annuale più attesa del paese. Incontro Juan Pablo, un omone ubriaco di 120 kg, e parliamo di Pantani ed Indurain. Juan Pablo mi avverte: ricorderò la salita per Chequilla per molto tempo… e così è stato! Il finale di tappa mi porta a Peralechos de las Truchas, presso il campeggio, poco oltre l’abitato. Sui pinnacoli rocciosi dei dintorni è facile scorgere grifoni volare in circolo mentre si fa un bagno nel Tajo.
Peralechos de las Truchas – Area Recreativa La Falaguera | 43 km 450 m+
Tappa di scarico dopo le fatiche di ieri: la mattina, a seguito di un tuffo nel Tajo, raggiungo il market del paese per fare rifornimenti e incontro due ragazzi, uno spagnolo e uno tedesco, che stanno percorrendo il tracciato in senso opposto con una Salsa Timberjack in titanio e una Surly Ogre. Qualche chiacchiera condivisa, pranzetto insieme sul prato e poi finalmente si parte. Il percorso corre interamente parallelo al Tajo. Consapevole che presto dovremo abbandonare il fiume ne approfitto per fare un bagno ogni tanto e anche un tuffo dal ponte. Incontro parecchie aree ricreative, colonie per i giovani e zone pic-nic costruite e poi lasciate in stato di abbandono. La zona è popolata da numerosi caprioli e uno attraversa la strada spaventato e un po’ infastidito della mia presenza. L’umidità è bassa così decido di campeggiare a bordo fiume e ceno con la Paella Valenciana che Juan Pablo mi ha donato a Checa.
Area Recreativa La Falaguera – Area Recreativa Alto de la Vega | 75 km 1600 m+
Sveglia presto e partenza ancora di fianco al Tajo. Faccio una piccola deviazione per potermi immergere l’ultima volta e salutare il fiume che proseguirà in direzione Lisbona. Colazione a Zaojeras e si continua verso Valsalobre dove c’è un bellissimo Refugio. Entriamo nella zona della Serranìa de Cuenca con sterrate molto piacevoli e divertenti che si inoltrano in pinete a perdita d’occhio: è una delle zone più selvagge del percorso. Seguo il consiglio di Vero di Life in Travel che mi ha suggerito di raggiungere il Bar El Rincon, per cui faccio una deviazione rispetto al percorso e arrivo in serata a Vega del Codorno. I gestori sono super ospitali e mi regalano anche due camere d’aria di scorta, la cucina è casera o nostrana come diremmo noi, quindi ne approfitto con formaggio di capra fritto, secreto di cerdo, nuggets di pollo, un bel hamburger di ternera e due belle birre come si deve. Purtroppo il campeggio del paese è chiuso da un paio d’anni per cui i ragazzi del Rincòn mi consigliano di dormire al bivacco di Alto della Vega. Pedalo gli ultimi 5 km in notturna e arrivo all’Alto della Vega dove incontro dei viaggiatori spagnoli. Decido di montare la tenda fuori dal bivacco per godermi una stellata pazzesca.
Area Recreativa Alto de la Vega – Vinoteca de Valdemeca | 30 km 200 m+
Mi sveglio per ultimo questa mattina, le fatiche si fanno sentire e, forse, anche la mangiata del giorno prima! Saluto i due ragazzi e decido di proseguire lungo l’asfalto: non me la sento di inoltrarmi nella Serranìa senza cibo sufficiente anche se mi ero fatto preparare un panino dai ragazzi del Rincòn. Il percorso è comunque molto bello, immerso nella natura e senza traffico. Da lontano avvisto un capriolo che si sta abbeverando in una pozza d’acqua, mi sente e scappa su per il pendio. Che bello sentirsi parte della Natura e percepire la sua intimità. Colazione a Tragacete, il bar è all’interno di un centro sportivo con piscina e la tentazione è forte, resisto e continuo lungo la strada fino ad arrivare a Valdemeca. Il paese è pittoresco: le case fatte di pietra sono molto curate e, passando sulla via principale, sento un gran baccano fuoriuscire da una finestra. Proseguo e mi inerpico nel borgo dove vivono solo 90 abitanti. Ad un certo punto inizia un temporale molto forte: è la prima pioggia da quando sono partito e, visto le temperature, non guasta. Trovo rifugio sotto la tettoia di una casa, il proprietario mi vede e ne approfitto per chiedere dove possa trovare del cibo così mi indica il bar in fondo alla via. Mi fiondo: è il luogo da dove proveniva il baccano! Parcheggio la bici al coperto e un personaggio mi dà il benvenuto dalla porta alla Vinoteca de Valdemeca. Il suo nome è Juan Antonio, un signore cileno che mi racconta il suo nuovo progetto, la Vinoteca è aperta da appena due mesi: la moglie Rosa è di Valencia e ha arredato l’ambiente con gusto, Juan seleziona i vini ed è un oste formidabile. Al tavolone centrale della sala un gruppo locale degusta e discute su come attrarre turismo. Ascolto incuriosito e spiego che sto percorrendo il tracciato delle Montanas Vacias. Mi guardano straniti e a fatica comprendono che esista un percorso permanente da affrontare in autosufficienza nelle loro zone dalle quali tutti scappano. Juan Antonio mi invita al banco e iniziamo la danza di vini e tapas, alla fine pranziamo insieme e parliamo della nostra storia bevendo vino e fumando mentre fuori una tempesta si trasforma in grandine. Mi invitano a rimanere per cena e per la notte , acconsento, conosco Rosa la moglie e anche loro figlio Martin. Sono le esperienze che valgono un viaggio, scappando dalla tormenta sono giunto in un luogo che altrimenti mai avrei trovato.
Vinoteca de Valdemeca – El Cuervo 50 km 1200 m+
Riparto la mattina un po’ frastornato, ma pieno di gioia per la giornata precedente alla volta de El Cuervo, una piccola località turistica estiva collocata lungo l’omonimo Rio Cuervo. Un paio di giorni prima ho letto sul gruppo Facebook di Montañas Vacias di prestare attenzione che a Zafrilla c’è festa in paese e da queste parti festa significa tori. Il percorso è caratterizzato da numerosi saliscendi e, dopo Valdemeca, ritorno sul percorso ufficiale. Numerose auto mi sorpassano e mi suonano il clacson, si stanno dirigendo come me a Zafrilla. Sono fortunato poiché arrivo con tempismo perfetto: i tori vengono liberati nelle vie del paese, trovo rifugio per la bici sotto il porticato di un bar e iniziano le danze tra tori e toreri. Il clima è festoso, ma qualche momento concitato non manca, mi fermo per rifocillarmi e assistere alla festa prima di ripartire. Il proseguo della tappa si svolge tra sterrati smossi e difficili e sentieri fangosi pieni zeppi di acqua mentre una coltre di nuvole avanza minacciosa. Riesco a raggiungere l’asfalto in tempo: una bella pioggia mi accompagna per i restanti 20 chilometri e mi ricordo che, in fin dei conti, siamo in montagna. Arrivo a El Cuervo inzuppato e infreddolito, il bar del paese gestito da tre ragazze ecuadoriane è aperto, mi riprendo e monto la tenda in una via secondaria.
El Cuervo – La Puebla De Valverde 82 km 1800 m+
Riparto da El Cuervo presto la mattina, ma prima attendo un attimo l’apertura del bar per fare un po’ di scorte di cibo: mi aspetta la salita più dura dell’intero tragitto, El pico de Javalambre. Il primo giorno di pedalata avevo incontrato un ragazzo di Teruel che mi aveva avvisato di tenere “mucha fuerza” per la salita. Arrivo a Torre Baja dove mangio della trippa nell’unico ristorante aperto, faccio il carico di acqua e poi inizio la salita di 35 chilometri su sterrato sotto un sole non proprio confortante. Cerco di bere con parsimonia, ma la fatica è tanta, ben presto mi rendo conto che i due litri e mezzo di acqua a disposizione non sono poi cosi tanti… arrivo a scambiare il rumore del vento con quello del prezioso liquido che sgorga, ne tengo un po’ in bocca per tenermi idratato il più possibile, cerco di mangiare poco per non indurre sete. Dopo 20 chilometri e borracce vuote da un pezzo noto delle grandi vasche d’acqua melmosa usate per gestire gli incendi, mi convinco che è l’unica soluzione, nell’avvicinarmi però trovo una Fuente che mi salva da un pesante mal di pancia e mi permette di ripartire con entusiasmo. La salita è lunga e dura, l’ambiente cambia veloce. Incontro, a 10 km dalla vetta, il Refugio Collado del Buey, ma decido di proseguire ancora per la cima. Dei ragazzi in auto mi chiedono se ho bisogno di acqua, faccio segno che è tutto ok, ci scambiamo uno sguardo, non capisco come siano riusciti ad arrivare fin quassù…
Finalmente arrivo in vetta nel tardo pomeriggio, non posso aspettare molto poiché ho ancora la discesa da affrontare e solo un’ora e mezza di luce. La discesa è tecnica e smossa a tratti e mi rallenta parecchio, ma riesco ad arrivare alla Puebla del Valverde alle 21.30 dove monto la tenda in paese dopo una bella cena. Finisce qui, dopo 500 chilometri e 10000 metri di dislivello, la mia Montañas Vacias : mancano ancora 180 chilometri alla fine del percorso e tanta salita da affrontare. Mi prometto che, prima o poi, tornerò a finire quello che ho iniziato.
La Puebla De Valverde – Sagunto 125 km 380 m+
La Via Verde de Ojos Negros è una ex ferrovia che storicamente portava il carbone da Barraques fino a Sagunto dove al porto veniva caricato sulle navi. Riconvertita in ciclabile da qualche anno la via interseca Montañas Vacias alla Puebla de Valverde, per cui ho sfruttato l’itinerario per 125 chilometri dei 170 totali. La via è piacevole e ben tenuta e passa in borghi molto caratteristici. Avevo il treno per Barcellona alle 17.20 per cui l’ho affrontata in velocità senza soffermarmi più di tanto ad ammirarne i paesaggi. Questa è una delle zone maggiormente legare all’agricoltura: enormi vivai mi accompagnano nel mio avanzare veloce, verso la fine del tracciato attraverso la zona da poco colpita da uno degli incendi più devastanti avvenuti nella Comunidad Valenciana. Desolazione a perdita d’occhio, odore di carbone e fuliggine, la natura morta è una delle immagini più particolari che più mi hanno fatto riflettere in tutto il viaggio. Nelle Montañas Vacias ho attraversato chilometri dove la natura selvaggia e incontaminata ha ripreso il sul posto, qui invece la distruzione dell’ambiente – probabilmente scaturita dall’uomo – si è propagata senza ritegno, lasciando il nulla.